Lucia nacque a Siracusa fra il 280 e il 290 dopo Cristo.
Il suo nome vuol dire luce, dal latino Lux, nome destinato
all’epoca ai bambini nati alle prime luci dell’alba.
Secondo il racconto popolare Lucia era una nobile fanciulla
siracusana, promessa sposa fin da piccolissima ad un giovane
concittadino patrizio di credo pagano.
Rimasta precocemente orfana del padre, fu cresciuta dalla sola
madre Eutichia, donna buona ed altruista, che la educò all’amore
verso i più poveri e bisognosi.
La donna, portava con sé Lucia anche quando aiutava i Cristiani.
La leggenda racconta che la madre, quando Lucia aveva 19 anni,
si ammalò di un flusso emorragico che la indeboliva
progressivamente. Vedendo che la situazione peggiorava, Lucia,
dopo aver ascoltato il racconto del brano del Vangelo nel quale
si descrive la guarigione di una donna ammalata come la madre,
grazie al tocco del manto di Gesù, convinse la madre a recarsi
in pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata.
Lucia pensava che dopo aver toccato la tomba della Santa, la
madre sarebbe guarita proprio come la donna del vangelo!
La leggenda narra che giunta al luogo sacro il 5 febbraio del
304, immediatamente dopo aver toccato il sepolcro, Lucia fu
subito colta da un’insolita stanchezza e si assopì sognando
Sant’Agata.
Nella visione la Santa che, la salutò chiamandola con
l’appellativo di “sorella Vergine in Cristo”, le profetizzò la
sua futura Santità e rivelò che lei stessa, per la sua forte
fede, aveva già intercesso per la guarigione della mamma.
Risvegliata, appurando la reale guarigione della madre decise di
consacrare ufficialmente la propria esistenza a Cristo.
Tornata a Siracusa, la giovane convinse la madre a desistere dai
progetti matrimoniali e a distribuire ai poveri la parte del
patrimonio della famiglia a lei destinato per la sua dote e si
dedico assiduamente all’aiuto ai Cristiani che a causa delle
persecuzioni di Diocleziano erano costretti a nascondersi nelle
catacombe di Siracusa.
Racconta la leggenda che per poter vedere all’interno delle
catacombe ed avere le mani libere, al fine di aiutare i
bisognosi, usava portare legata in testa una lampada accesa.
Quando il promesso sposo venne a conoscenza della scelta di
Lucia, probabilmente
offeso da tale gesto e indispettito, la denunziò al Prefetto
Pascasio accusandola di cristianesimo. Erano quelli gli ultimi
anni della feroci persecuzioni di Diocleziano verso i cristiani
e un accusa del genere si traduceva quasi sempre in una condanna
a morte.
Al di là di ogni leggenda, certo è che, la scelta fatta da Lucia
si scontrava con le tradizioni del tempo: lei era la promessa
sposa di una persona importante e, in quell’epoca, non erano
sicuramente le donne che potevano annullare i contratti di
matrimonio.
Lucia venne subito arrestata e condotta dinanzi alla massima
autorità.
Durante il processo, il Prefetto le ordinò di dimostrare di non
essere cristiana facendo sacrificio agli idoli, ma la giovane
non cedette e rispose con fermezza a tutte le accuse.
Neanche dopo le minacce di torture atroci e violenze, che
l’avrebbero resa comunque peccatrice, Lucia si lasciò intimidire
e diede una risposta che rimase famosa: " non c’è peccato, se
non c’è la volontà di peccare.”
Il prefetto Pascasio, il quale non voleva vedere i segni
straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando anche con
le risposte ferme e decise date dalla fanciulla, comunque
indispettito, essendo lei di stirpe nobile, non la condanno
subito a morte ma, per punirla di avere rifiutato il suo
promesso sposo, la condannò alla prostituzione e ordinò che
fosse trascinata in un postribolo, dove avrebbe subito
umiliazioni e violenza continua.
La leggenda narra che si compi il prodigio dell’irremovibilità.
Il corpo esile della ragazza divenne immobile e pesante come una
roccia e, per quanto i soldati si adoperassero per trascinarla
via, i loro sforzi furono inutili anche quando la legarono con
delle funi alle mani e ai piedi e tutti insieme presero a
tirare. Provarono allora a trascinarla con un paio di buoi ma
nessuna forza la riuscì a smuovere.
Dopo tanti altri supplizi, compreso la resina, olio bollente e
il rogo, che non ebbe presa ne sulle vesti ne sul corpo di
Lucia, venne condannata alla morte per decapitazione e così la
spada di un soldato pose fine alla vita terrena della fanciulla.
La ragazza prima di morire profetizzò la caduta dell’impero di
Diocleziano e la pace per la Chiesa con la fine delle
persecuzioni.
Lucia fu subito sepolta a Siracusa dalla madre, vicino il luogo
del suo martirio, dove oggi sorge il Santuario di Santa Lucia al
Sepolcro.
Il 13 Dicembre divenne il giorno a lei dedicato ma non è certo
che coincida con la data del suo martirio.
Fino al 1582, anno in cui entrò in vigore il calendario
gregoriano che spostò la data del solstizio al 21 Dicembre, era
ritenuto il giorno più corto e buio dell’anno.
Il martirio e la morte di Lucia, risultano in alcune
testimonianze scritte tra le quali il "Acta Martyrum", fascicolo
dove sono raccolti i verbali e rapporti ufficiali dei processi
dei primi martiri cristiani che si conclusero con la condanna a
morte.
Nel 878, per preservarle dall’invasione dei Saraceni, le sue
spoglie mortali furono spostate in un luogo segreto. Furono
ritrovate, inspiegabilmente, a Costantinopoli 1039 e portate,
durante l’ultima Crociata, a Venezia nel 1205 per ordine del
Doge Enrico Dandolo.
Dopo alcuni spostamenti interni alla città di Venezia, dal 1925
il suo corpo è custodito nella chiesa di San Geremia a lei
Santuario dedicato.